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19 Aprile 2024 02:33
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Carabiniere imputato ammette il pestaggio a Stefano Cucchi, ed accusa due colleghi.”Colpito in faccia anche quando era per terra”

Il carabiniere Francesco Tedesco racconta l'aggressione: "Mi chiesero di mentire". Colpo di scena nell'udienza odierna che ha visto sotto processo cinque militari. "Bravo Francesco ti sei ripreso la tua dignità" scrive l'appuntato Casamassima che fece riaprire il processo La sorella di Cucchi : "Finalmente il muro è crollato".

ROMA – Un vero e proprio di scena quello di oggi all’udienza del processo che vede cinque carabinieri imputati per la vicenda della morte di Stefano Cucchi, il geometra romano arrestato il 15 ottobre del 2009 e deceduto la settimana dopo all’Ospedale Pertini di Roma .  Il carabiniere Francesco Tedesco ha ammesso il pestaggio   accusando i suoi colleghi  Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo della violenta aggressione. “Il muro è crollato” ha commentato Ilaria Cucchi su Facebook. “Il muro è stato abbattuto. Ora sappiamo e saranno in tanti a dover chiedere scusa a Stefano e alla famiglia Cucchi“. che ha aggiunto “Ci sono voluti 9 anni ma finalmente oggi la verità che noi sosteniamo da sempre entra in un aula di giustizia ed entra con le parole di uno degli stessi imputati, che racconta il massacro di Stefano e tutto ciò che è accaduto nei giorni successivi e cioè le coperture che ci sono state“.

 Tutto sarebbe iniziato a poche ore dal fermo di Cucchi, la notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009, con un battibecco tra il giovane appena arrestato e uno dei due carabinieri. All’uscita dalla sala del fotosegnalamento della Compagnia Casilina, dopo una serie di insulti arriva lo schiaffo di Di Bernardo e parte il pestaggio: “un’azione combinata“, durante la quale Stefano perde l’equilibrio e cade sul bacino per un calcio di un carabiniere e una violenta spinta dell’altro. Infine “una botta alla testa, tanto violenta da far sentire il rumore” – si legge nel verbale – e l’ultimo colpo sferrato da D’Alessandro con un calcio in faccia a Cucchi mentre questi è a terra.

Sotto processo ci sono i carabinieri Raffaele D’Alessandro, Alessio Di Bernardo,  e lo stesso Francesco Tedesco, tutti imputati di omicidio preterintenzionale e abuso di autorità, Roberto Mandolini di calunnia e falso, e Vincenzo Nicolardi di calunnia.

Il pestaggio dei Carabinieri nei confronti di Stefano Cucchi sarebbe avvenuto nei locali della Compagnia CC Roma Casilina. “Fu un’azione combinata. – ha raccontato il carabiniere Tedesco nella sua deposizioneCucchi e Di Bernardo ricominciarono a discutere e iniziarono a insultarsi, per cui Di Bernardo si voltò e colpì Cucchi con un schiaffo violento in pieno volto. Allora D’Alessandro diede un forte calcio a Cucchi con la punta del piede all’altezza dell’ano. Cucchi prima iniziò a perdere l’equilibrio per il calcio di D’Alessandro, poi ci fu una spinta di Di Bernardo in senso contrario, che lo fece cadere violentemente sul bacino. Il giovane battè anche la testa, in modo violento, ricordo di aver sentito il rumore“.

Il carabiniere Tedesco prosegue nella sua deposizione:Io mi ero alzato e avevo detto: ‘Basta, finitela, che c.. fate, non vi permettete’. Ma Di Bernardo aveva proseguito nella sua azione, con la spinta a Cucchi e la sua caduta a terra. Io spinsi via Di Bernardo, ma prima che potessi intervenire D’Alessandro colpì Cucchi con un calcio in faccia (o in testa) mentre era sdraiato in terra“.

 

Dopo le botte subite dai militari Stefano Cucchi sarebbe rimasto in silenzio, in evidente stato di choc. Il carabiniere Tedesco nell’interrogatorio di luglio, dinnanzi al pm Francesco Musaro’ aveva dichiarato : “Mi avvicinai a Stefano, lo aiutai ad alzarsi e gli chiesi come stesse, lui mi rispose ‘sto bene, io sono un pugile’. Ma si vedeva che era stordito“. La deposizione a verbale proseguiva : “Dopo aver nuovamente diffidato Di Bernardo e D’Alessandro, dicendo loro di stare lontani da Cucchi, con il mio cellulare chiamai il maresciallo Mandolini e gli raccontai quello che era successo“.

“Durante il viaggio di ritorno in caserma io e Cucchi eravamo seduti nuovamente dietro – ha aggiunto Tedescomi sembrava che gli animi si fossero calmati, Cucchi non diceva una parola e in quella occasione mi resi conto che era molto provato e sotto choc: aveva indossato il cappuccio, teneva il capo abbassato e non diceva una parola“. Al momento non è ancora chiaro se negli interrogatori resi davanti al pm il carabiniere Tedesco abbia ammesso di aver partecipato al pestaggio con i due colleghi, ma quel che è certo è che, per la prima volta, uno degli imputati dichiara che quanto ricostruito dalla procura, a cominciare dal pestaggio del giovane, è realmente accaduto.

Tedesco: “Mi chiesero di mentire, temevo ritorsioni” Quando dovevo essere sentito dal pm, il maresciallo Mandolini (che Tedesco riferisce di aver informato subito dopo il pestaggio di Cucchi, ndr) non mi minacciò esplicitamente ma aveva un modo di fare che non mi faceva stare sereno. Mentre ci recavamo a piazzale Clodio, io avevo capito che non potevo dire la verità e gli chiesi cosa avrei dovuto dire al pm anche perché era la prima volta che venivo sentito personalmente da un pm e lui rispose: ‘Tu gli devi dire che stava bene, quello che è successo, che stava bene, che non è successo niente….capisci a me, poi ci penso io, non ti preoccupare’“. “All’inizio avevo molta paura per la mia carriera – ha dichiarato a verbale il carabinieri Tedesco –  temevo ritorsioni e sono rimasto zitto per anni, però successivamente sono stato sospeso e mi sono reso conto che il muro si sta sgretolando e diversi colleghi hanno iniziato a dire la verità” aggiungendo di aver “avuto molta paura per la mia carriera, temevo ritorsioni e sono rimasto zitto per anni, però successivamente sono stato sospeso e mi sono reso conto che il muro si sta sgretolando e diversi colleghi hanno iniziato a dire la verità“.

Nel corso degli atti istruttori, ha spiegato il pm  Musarò in udienza, Tedesco ha chiamato in causa tutte le persone imputate nel processo: “Secondo quanto messo a verbale da Tedesco, Roberto Mandolini sapeva fin dall’inizio quanto accaduto, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro furono gli autori del pestaggio su Cucchi e Vincenzo Nicolardi, quando testimoniò nel primo processo, mentì perché sapeva tutto e ne aveva parlato in precedenza con lui».   Inoltre è emerso il dettaglio della annotazione di servizio redatta dallo stesso Tedesco il giorno della morte di Stefano Cucchi, e da egli inviata alla Stazione Roma Appia dei Carabinieri. Il documento “assolutamente importante per la ricostruzione dei fatti, è stato sottratto” e non vi è più alcuna traccia.

Il pm Giovanni Musarò ha reso nota un’attività integrativa di indagine dopo che uno dei carabinieri imputati, Francesco Tedesco, in una denuncia ha ricostruito i fatti di quella notte ed ha “chiamato in causa” due dei militari imputati per il pestaggio. E’ stata trovata infatti un’annotazione di servizio in cui Tedesco riferiva del fatto, nota che sarebbe sparita. “Il 20 giugno 2018 – ha detto il pm – Tedesco ha presentato una denuncia contro ignoti in cui dice che quando ha saputo della morte di Cucchi ha redatto una notazione di servizio“. Il legale dell’accusa ha aggiunto che “sulla base di questo atto, è stato iscritto un procedimento contro ignoti nell’ambito del quale lo stesso Tedesco ha reso tre dichiarazioni“.

“In sintesi  ha ricostruito i fatti di quella notte – ha aggiunto il pm Musarò e chiamato in causa gli altri imputati: Mandolini, da lui informato; D’Alessandro e Di Bernardo, quali autori del pestaggio; Nicolardi quando si è recato in Corte d’Assise, già sapeva tutto”. I successivi riscontri della procura hanno portato a verificare che “è stata redatta una notazione di servizio – ha detto il pubblico ministero – che è stata sottratta e il comandante di stazione dell’epoca non ha saputo spiegare la mancanza“.

Al termine dell’udienza del processo bis, Ilaria Cucchi ha commentato: “Ci sono voluti 9 anni, ma finalmente oggi la verità che noi sosteniamo da sempre entra in un aula di giustizia ed entra con le parole di uno degli stessi imputati, che racconta il massacro di Stefano e tutto ciò che è accaduto nei giorni successivi e cioè le coperture che ci sono state.

 Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, dopo le rivelazioni di oggi, afferma: “Sorella e parenti sono i benvenuti al Viminale. Eventuali reati o errori di pochissimi uomini in divisa devono essere puniti con la massima severità, ma questo non può mettere in discussione la professionalità e l’eroismo quotidiano di centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi delle forze dell’ordine”. Gli fa eco il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta: “Quanto accaduto è inaccettabile“. Il legale della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo ha fatto sapere che “Ilaria Cucchi è disponibile a incontrare il ministro dell’Interno Matteo Salvini .  Ilaria è certamente disponibile, anche se in passato il ministro ha usato parole durissime nei confronti della famiglia” aggiungendo “Vedremo cosa succede, la palla sta al ministro è lui che deve chiamare e se lo farà la famiglia lo incontrerà“.

Esprime soddisfazione anche Riccardo Casamassima, l’appuntato dei Carabinieri che grazie alla sua testimonianza fece riaprire l’inchiesta sul decesso di Stefano Cucchi. “Immensa soddisfazione, la famiglia Cucchi ne aveva diritto. Mi è venuta la pelle d’oca nell’apprendere la notizia. Il militare aveva raccontato quanto riferito da alcuni suoi colleghi a proposito del “massacro” subito dal giovane dopo l’arresto. Per le sue dichiarazioni Casamassima subì minacce e venne trasferito. “Per aver fatto il mio dovere – aveva accusato –  come uomo e come carabiniere per aver testimoniato nel processo relativo Cucchi, morto perché pestato dai miei colleghi, mi ritrovo a subire un sacco di conseguenze“. Fino alla svolta di oggi. Tutti i dubbi sono stati tolti” E rivolgendosi a Salvini: “ Signor Ministro io sono un vero carabiniere. L’Italia intera ora aspetta i provvedimenti che prenderà sulla base di quello che è stato detto durante l’incontro. Sempre a testa alta. Bravo Francesco, da quest’oggi ti sei ripreso la tua dignità” scrive l’appuntato  dei Carabinieri su Facebook.

 

 

Riccardo Casamassima, l’appuntato dei carabinieri che con la sua testimonianza fece riaprire l’inchiesta sul decesso di Stefano Cucchi, in un video postato sulla sua pagina Facebook a giugno,  Casamassima si rivolgeva “ai ministri Salvini e Di Maio e al presidente del Consiglio Conte: mi ascoltino”. Casamassima fu infatti trasferito alla scuola allievi ufficiali. “Sarò allontanato e demansionato e andrò a lavorare a scuola dopo essere stato per 20 anni in strada. È scandaloso. Ho subito minacce, nessuno mi ha aiutato. Mi appello alle cariche dello Stato, ai ministri Salvini e Di Maio e al presidente del Consiglio Conte: è giusto che una persona onesta debba subire questo trattamento? Mi stanno distruggendo”. Incredibile ma vero. Invece di premiare un “vero” carabiniere come Casamassima che si prodiga per l’accertamento della verità, lo si punisce ! Chi gli chiederà scusa per tuto quello che sta passando ?

Sotto indagine del pm Musarò ci sono anche i diversi episodi di falso tra cui spiccano quello che chiama in causa il carabiniere, Gianluca Colicchio, all’epoca in servizio alla Stazione Carabinieri Roma Tor Sapienza, e le due annotazioni redatte dal carabiniere scelto, Francesco Di Sano.   Su entrambi gli episodi sono in corso verifiche e indagini da parte dei magistrati romani che dopo quelle affermazioni hanno dovuto aprire un fascicolo a parte sui due militari dell’Arma che di fatto in udienza hanno ammesso di aver dichiarato il falso.

 

 

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